A story so far, mia fanfic che xò non c'entra con Lovecom

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yamireiko
icon1  view post Posted on 30/5/2007, 19:43




Primo capitolo



Yami:Credo che ognuno di noi si sia sentito solo, una volta o l'altra.
A me è successo di continuo, ogni volta che scoprivo di essere usata da chi avevo definito ''amico''.
Non voglio con questo acquistarmi la vostra simpatia...ù__ù
Sono solo sincera, e per questo potete giudicarmi quanto vi pare.^-^'''
Ho deciso di accettare la parte debole che c'è in me, dandole la possibilità di svanire piano piano nel corso di questa storia. Anche se come tutte le storie, è un unirsi di finzione e realtà!
In fin dei conti...è quando ci esprimiamo che possiamo migliorare noi stessi. ^.-

Reiko: La solitudine sempre incombente nella vita di ognuno di noi però non toglie la mia passione per la vita, la mia voglia di conoscere nuove persone che, chissà, magari hanno bisogno anche loro del mio stesso sostegno.
''Uniamoci in social catena'' esortava Leopardi.
Io non sono pessimista come lui, ma quella ''social catena'' la trovo davvero ispirante.
Insieme non si può fallire.


Dedicato a chi mi ama

җYamiReikoҗ





A volte la gente non riesce a capire chi ha accanto...che sia amico o amante.
Questo lo sapeva bene...ma al contrario di molta altra gente, un'amicizia con lei significava stipulare un patto.
Un legame segreto ed invisibile di cui solo lei era a conoscenza.
Una condivisione di idee e sentimenti tale che avrebbe portato la persona a lei legata ad uno stato d'incomprensione di sé stessa, a un desiderio di fuga che avrebbe lacerato in modo talmente brusco quel filo conduttore, che lei, una ragazza tanto allegra, ne sarebbe rimasta danneggiata per mesi.
Non sapeva come fermare quella che ormai le sembrava più una debolezza, che un dono:
troppo dolore avrebbe causato la solitudine, seppur lei stessa ora la ricercasse.
Ma a chi rivolgersi?
Dove stava lei, nessuno le dava sicurezza, se non la sua famiglia.
Aveva un'amica, ma questa era fuggita di casa, e lei in cuor suo temeva che un altro legame si stesse per distruggere.
Mancanza di fiducia negli altri?
Errato.
Mancanza di fiducia in sé stessa.
Troppe volte aveva sentito quella spiacevole sensazione bloccarle il respiro.
Ma ormai lo sapeva quando arrivava, e dopo un momentaneo dolore allo stomaco, dimenticava cosa legava lei a chiunque altro.
Veniva svuotata di ogni forza, dormiva per giorni interi senza che ci fosse modo di svegliarla.
Abbandonava tutto e tutti.
Persino sé stessa.
Per questo motivo, spesso la gente la detestava, non capendo che fine avesse fatto.
Crudele, la definivano alcuni.
Glaciale, affermavano altri.
In realtà, forse un unico aggettivo le si poteva attribuire, sprezzante e dolce allo stesso tempo:
Sola...
Così l'aveva definita il suo mentore.
Lui, che le aveva detto una semplice cosa: ''Non cercare di salvare il mondo''.
Ogni volta che la ragazza pensava a quella frase, piangeva in silenzio, lasciando che l'amara delusione scivolasse via da lei, lasciandole un nuovo insegnamento nel cuore.
Era la frase chiave, con lei.
Chi voleva farla piangere, non aveva che da ricordargliela.
E lei avrebbe pianto, sospirato, respirato a fondo e sorriso.
Era così...
Non c'era modo di cambiare quel susseguirsi di reazioni.
''Prendi coscienza della tua limitatezza''
Questo per lei significava quella frase, almeno per metà.
L'altra metà...
L'altra metà rideva, ricercando nuovamente di convincersi a vivere da sola, finché qualcuno non l'avesse cercata.
Qualcuno che l'amasse...
Qualcuno che la capisse...
Qualcuno che la liberasse da quella che vedeva come una condanna...
Però...c'era quella cosa che forse nessuno mai avrebbe capito.
E cioè che lei conosceva i sentimenti degli altri.
Le bastava una settimana o più, ed era in grado d'interpretare ogni reazione delle persone che le stavano accanto.
Ma non le piaceva farlo.
Era un po' un senso di auto-divieto, volendo rispettare l'interiorità di chi conosceva.
Sapeva che la sua facoltà non era facile da capire...così non ne parlava a nessuno, se non ai suoi genitori e alla sorella, anch'essa dotata di qualcosa fuori dal comune.
Aveva provato ad accennare la cosa a quell'amica a cui si era legata in modo particolare.
Ma sembrava non l'avesse presa sul serio...e questo la spingeva a chiudersi in sé stessa, impedendole di percepire come stavano gli altri.
Aveva bisogno di trovare qualcuno a cui parlare di questi problemi, ma non sapeva bene a chi rivolgersi.
Era troppo duro per lei legarsi qualcuno, pensando a quanto le era accaduto prima.
Ma lei ci voleva provare...
D'altronde: ''se non si prova non si saprà mai nulla''.
Così si diceva,spingendosi a ricercare la libertà da quella sua situazione di stasi.

Years later...


-Ciao-
La ragazza sollevò lo sguardo dai suoi libri di studio, trovandosi davanti un giovane che non aveva visto mai in vita sua.
-Ciao- gli rispose, tornando a guardare verso il basso, impedendosi di cercare negli occhi di lui qualcosa che le facesse capire il motivo per cui le stava parlando.
-Potresti almeno essere un po' più carina...- la canzonò il tipo, sedendosi accanto a lei e prendendo dalla sua borsa gli stessi libri che lei aveva sparso intorno a sé sull'erba.
Incuriosita, lo guardò per un attimo, poi gli chiese che facoltà dell'università stesse frequentando.
Scoprì che era la stessa.
-Casuale,no?- ridacchiò lui, uno strano bagliore in quegli occhi cristallini.
Lei sorrise a sua volta :- Si direbbe quasi che tu mi sia avvicinato già sapendolo.- commentò sarcastica.
Il moro fece spallucce:-Beh, mia bella bionda, colpa mia se ti torvo affascinante?-
La giovane arrossì violentemente, voltandosi di lato:-Ma che cavolo stai dicendo?!?-
Una risata portò tutti i presenti del parco a voltarsi verso loro due: -La verità, la verità!-
Lei gli scoccò un'occhiata torva, insicura: -Come ti chiami?-
Lui sorrise:-Troppo facile se te lo dico. Dovrai scoprirlo da sola, così come io farò con te.-
Confusa dalla situazione, l'osservò per un po', mentre lui prendeva a studiare, tranquillo.
Dopo un po', non sapeva bene per quale motivo, aveva voglia di suonare...
Lei non aveva mai voluto esibirsi in pubblico...era una cosa che non le piaceva...ma sentiva di volerlo fare.
In quel momento.
Aprì la custodia della sua chitarra e cominciò a suonare degli accordi...
Accordi di una canzone che la seguivano da quando l'aveva sentita per la prima volta a casa di una persona...
E lui...
Lui la cantò, la cantò con una voce a dir poco splendida...
Quasi migliore di quella del cantante che l'aveva portata al successo.
Lei sapeva ogni accordo...e lui ogni parola...
Ben presto le persone cominciarono a riunirsi intorno a loro, un artista di strada si unì al duetto con il suo sax, e la giovane sentì scattare qualcosa mentre suonava, guardando il ragazzo che cantava ad occhi chiusi, immerso nel mondo evocato da quella melodia.
Era così bella quell'armonia che venne a crearsi...che le dispiacque quando la canzone ebbe termine.
Lui allora si voltò a guardare prima lei, poi il vecchio con il suo strumento d'ottone, che sorrideva soddisfatto.
Un applauso riempì il parco: uno scroscio di mani che sembrava non avere fine.
Fischi, urli, esclamazioni di apprezzamento sia per la musica, sia per l'aspetto di loro due.
Lei si strinse alla chitarra, chinando il capo per la vergogna: aveva già ricevuto complimenti, ma raramente da estranei.
Ricordò cosa diceva sempre il suo mentore: -L'armonia che proviene dalla musica rapisce chiunque. Non si dovrebbe mai smettere di diffonderla nel mondo.-
-Hei- la richiamò il giovane, che le stava porgendo una mano per aiutarla ad alzarsi.
Lei lo guardò di sbieco:-Mi arrangio.-
Posò la chitarra un attimo, vicino a dove il vecchio aveva posato il sax, e s'inchinò alla gente che continuava ancora ad applaudire.
Qualcuno chiese di farli suonare di nuovo, ma arrivò uno strano tizio con lo stereo, che sembrò essere amico del moro che aveva di fianco:-Hei, razza di disgraziato!Di nuovo a farti notare?-
Il giovane di fianco a lei rise di gusto: -Certo!Ti presento i miei due aiutanti- e indicò con la mano l'artista di strada e la giovane che ancora non riusciva a capacitarsi di quello che era successo.
Uno strano cipiglio si creò sul volto del nuovo arrivato, mentre i presenti osservavano la scena.
Poi una domanda assurda le venne posta da quello strano tipo:-Sai cantare?-
Incerta su come rispondere, fissò la chitarra ai suoi piedi.
Sì...sapeva cantare...
Certi avevano detto che il fatto che avesse rinunciato al canto fosse una cosa assurda.
''Avere talento e non usarlo, che spreco!'' le era stato detto un giorno.
Annuì, muta, sperando che le cose non l'avrebbero messa in una posizione spiacevole.
-Canteresti per me?-
Lei alzò di scatto lo sguardo verso quello strano tipo uscito dal nulla, col suo stupido stereo sotto il braccio.
-Sì, dai!-si senti dalla gente intorno a loro:-Vogliamo sentire anche te!.-
Lei si sentì i battiti del cuore aumentare a mille, e si strinse una mano al petto.
Non poteva...
Non voleva...
Non si sentiva in grado...
Troppa gente che la fissava, troppo brusio, troppa paura.
Scosse violentemente il capo, raccolse le sue cose e in un attimo si dileguò, lasciando tutti esterrefatti.
Corse via, senza badare alle persone che la chiamavano da distante, senza voltarsi mai.
Lei non poteva ancora cantare.
Non poteva venire meno alla promessa che si era fatta.
-Canterò solo quando lei potrà sentirmi...-si disse, cadendo a terra in lacrime.
Sola...
Come non poteva essere altrimenti?


“Sai,Light...a volte sento al tua mancanza...
Vorrei dire che si tratta di semplice nostalgia, ma non è così...
Il senso di abbandono che mi riempie...
L'ansia che a mano a mano prende il sopravvento...
Non credo di poterlo sopportare ancora.
Ma preferirei divenire il giocattolo di tutti, piuttosto che smettere di sperare in un tuo ritorno.”


Lo so, il finale vi può richiamare qualcosa...
Me ne sono resa conto rileggendola...-_-''
Spero che la cosa non rechi disturbo!>.<
Eheheh ^^
Ciao e grazie per aver letto fino a qui.
 
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